I dati ufficiali annunciano una spesa pubblica di 35 miliardi di euro; ma i contributi alle imprese effettivamente arrivati non ammontano nemmeno a 3 miliardi di euro.
Quasi 35 miliardi di euro gli incentivi alle imprese erogati nell’anno 2010. Questo il dato che traspare dal conto economico della Pubblica Amministrazione, ma è solo un pericoloso effetto ottico perché - secondo l'analisi pubblicata sull'ultimo numero di "Nota dal CSC" del Centro studi Confindustria - alle imprese industriali sono arrivati solo 3 miliardi di euro.
Stabilire il reale amontare dei contributi alle imprese è un vero e proprio rebus. A fare chiarezza sul problema, uno studio condotto da Alessandro Fontana, che evidenzia come sui contributi alle imprese esistano ben cinque fonti ufficiali: il conto economico della Pubblica Amministrazione, la Commissione Europea, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Economia ed il M.E.T. (Monitoraggio Economia e Territorio).
I 34,6 miliardi di euro che risultano essere stati spesi nel 2010 secondo il conto economico della P.A., in realtà comprendono anche molti altri trasferimenti alle aziende e ad altri operatori che non costituiscono veri e propri incentivi alle imprese. Si pensi ad esempio ai trasferimenti ai settori come l’istruzione, la difesa, l’ordine pubblico, le attività ricreative e di culto, le abitazioni e l’assetto del territorio. Solo i trasporti – inclusi nella voce affari economici - assorbono più di 17 miliardi di euro, cioè quasi la metà dell'intero ammontare. Si tratta di risorse volte a compensare i concessionari del trasporto pubblico locale per tutte quelle tariffe decise con “logiche politiche di supporto agli utenti” e non con criteri di mercato.
Istruzione, comunicazioni, edilizia pubblica e attività culturali e di culto assorbono quasi un miliardo e un miliardo e mezzo ciascuna. Il sostegno finanziario a scuole o università private però, non costituisce di fatto un sostegno all’attività economica del Paese, quanto piuttosto un modo per compensare l’ente per un servizio considerato di utilità sociale. Ma c'è dell'altro: nei 34,6 miliardi di euro che la P.A. dichiara di aver speso in contributi alle imprese, sono inclusi anche i trasferimenti a Rai, Telecom, Fs, Poste ed Enav (più di 5,7 miliardi di euro).
Ma quali sono realmente le cifre in gioco per l'industria in senso stretto?
Se l'obiettivo è avere un'indicazione sulla spesa in contributi alle imprese a carico del bilancio pubblico italiano per finalità di politica industriale, la cifra più rappresentativa sono i 4,5 miliardi di euro indicati per il 2010 dalla Commissione europea. Si tratta di una cifra molto vicina ai 5,1 miliardi indicati dal Ministero dello Sviluppo che comprendono, invece, anche i fondi comunitari e gli aiuti "de minimis" (sotto i 200mila euro).
Dei 4,5 miliardi calcolati dalla Commissione Europea (che tengono in considerazione anche le somme erogate legge per legge finanziate con risorse nazionali), solo 3 miliardi arrivano effettivamente alle aziende industriali: un importo non molto lontano dai 2,7 miliardi destinati – secondo le stime del M.E.T. - all'industria in senso stretto ed ai servizi alla produzione. La differenza fra questi importi è causata in particolar modo dalla non perfetta sovrapposizione tra le definizioni di “industria” utilizzate nei due calcoli.
Se 3 miliardi di incentivi all'industria italiana possono apparire una cifra elevata in tempi di grave crisi e di drastico risanamento dei conti pubblici, secondo Confindustria "va ricordato che rappresentano una frazione di quanto erogato nei Paesi con i quali il settore manifatturiero italiano compete e trovano giustificazione scientifica nel promuovere le esternalità positive di alcune attività svolte dalle imprese, come quelle rivolte alla ricerca, all'innovazione e alla formazione, con benefiche ricadute dirette e indirette per tutta la comunità".
Sebbene i ritardi dei pagamenti e la perenzione dei fondi lo stiano già facendo, questa penalizzazione dell’industria italiana rappresenta un non senso, considerando che i maggiori paesi avanzati ed emergenti stanno invece puntando con decisione sulla rinascita del manifatturiero come leva per uscire in modo sostenibile dalla crisi, potenziando e ampliando gli interventi di politica industriale.
>> Se volete saperne di più sui contributi alle imprese effettivamente erogati, potete consultare la versione integrale dello studio del CsC, che chiarisce la differenza tra gli importi indicati dalle cinque diverse fonti ufficiali.